La pandemia ci invita e ci insegna a ristabilire delle priorità e a mettere al centro la nostra salute, a cominciare da quella psicologica. I punti di riferimento per questa “nuova realtà” devono essere il benessere sia individuale che collettivo, una nuova organizzazione del lavoro e una “leadership” più snella, capace di leggere e interpretare correttamente la realtà presente senza farsi ipnotizzare dal mondo delle illusioni e delle false o distorte informazioni. Il posto di lavoro nel mondo deve essere reinventato, ovvero molte attività che una volta richiedevano la presenza fisica in ufficio saranno da ora in poi svolte con maggiore semplicità da remoto. Alcune aziende hanno già annunciato che stanno riorganizzandosi per offrire ai dipendenti la possibilità di lavorare da casa in modo permanente.
Quale futuro per le giovani generazioni che si affacciano ora al mercato del lavoro? Millenials e GenZ sono sotto i riflettori: la pandemia ha rafforzato il loro desiderio di aiutare la comunità ad un cambiamento, mettendo le persone davanti al profitto, dando priorità alla sostenibilità ambientale, alla ecologia e alla uguaglianza sociale. La gestione del cambiamento non ha scorciatoie. Si tratta di cambiare attitudini, modi di pensare e di fare. Tutto questo non è immediato, non è possibile cambiare tutto dal giorno alla notte, semplicemente facendo un trasloco oppure aprendo una nuova sede con uffici a rotazione. Sono passi che bisogna fare giorno per giorno, per creare una cultura in cui l’innovazione e il cambiamento siano accettati quale responsabilità di tutti. L’innovazione come cultura aziendale e la diversità come parte fondamentale di nuova organizzazione dinamica per approfittare e sfruttare le nuove opportunità che si presentano nel mercato globale.
L’impatto della pandemia sul settore Nel corso di Ediland, Manfred Werfel collaboratore di WAN-IFRA (l’Associazione mondiale della carta stampata, in inglese World Association of Newspapers, associazione non profit, non governativa costituita da 76 associazioni nazionali di giornalismo, 12 agenzie di stampa, 10 organizzazioni regionali di media e redattori e giornalisti in 100 Paesi, ndr) ha tenuto a precisare e raccontare il “Trend nel settore della stampa avvenuto nell’epoca Covid”. Qualunque discorso non può prescindere dall’impatto che la pandemia ha avuto e sta tuttora avendo nel mondo su tutti i settori industriali. La risposta del nostro settore è stata rapida: è stato rapidamente introdotto il lavoro agile e le videoconferenze nelle redazioni, i processi produttivi sono stati adattati e i team di lavoro sono stati tenuti separati per ridurre il rischio di contagio e sono stati stilati e messi in pratica i protocolli per tutelare la salute nei luoghi di lavoro.
Ora i punti fondamentali da verificare sono le conseguenze a lungo termine per l‘industria della stampa ovvero si ripresenta la domanda che ormai si rincorre da tempo ovvero se e quanto la carta stampata sopravviverà e quanto la pandemia accelererà la sua trasformazione nel “digitale”. Attualmente nel mondo intero ancora nessun modello di “business digitale della informazione” si è dimostrato veramente valido e il caro “e-paper” seppure vecchio e consunto rimane il punto di riferimento sia nella versione stampata che in quella leggibile tramite internet. Uno dei trend mondiali nell’ultimo decennio è stato la separazione delle attività editoriali dalla stampa, concentrando sempre più il lavoro in aziende dedicate e dotate di macchine flessibili e aperte a collaborazioni in diversi settori: stampa, organizzazione e controllo della distribuzione, acquisizione e vendita della pubblicità locale. In conclusione Werfel ha voluto sottolineare e richiamare l’attenzione degli editori ai quali spetta l’arduo, ma necessario, compito di decidere come sfruttare i vantaggi dei giornali e delle riviste stampate su carta per creare nuovi prodotti, per sviluppare nuovi mercati, per acquisire nuovi clienti e per attirare le nuove generazioni a preferire la carta al web. Fonte: stampamedia.net